Di seguito una recensione tutt'altro che positiva sul quarto capitolo di Indiana Jones a cura del mio amico Rob.
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F.
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Ho visto il film trascinato al cinema da un mio amico sordo che al cinema va a vedere solo film d’azione a causa del suo handicap. Beh alla fine del film anche lui, che non ha potuto seguire i dialoghi più di tanto, ha commentato con un bel “che schifezza”!
Il film purtroppo rappresenta uno di quei casi in cui si vuole riproporre la magia e il sapore di un vecchio film ai giorni nostri solo per scopi commerciali e per cavalcare lo tsunami del successo del passato che ora si è ridotto solo ad una piccola onda in un oceano di film con tanti effetti speciali e poco spessore.
Faccio ricadere la colpa su George Lucas, che ha affiancato ancora una volta Steven Spielberg, il quale ha lasciato andare un po’ troppo la mano con la fantascienza e il paranormale, forse nostalgico dell’ormai esaurito Star Wars.
Già dai primi 15 minuti, avevo il sospetto di come andasse a finire il film e avevo intuito quale fosse il mistero che Indiana e il nuovo discepolo Mutt (interpretato da Shia LaBoeuf) tentavano tra enigmi, mappe e viaggi di risolvere. Dentro di me pensavo: no… non può essere come penso io! Sicuramente ci sarà un colpo di scena e tutto questo ora è forviante! E invece no! Delusione! Patetica poi la morale finale sul fatto che la vera ricchezza sia la conoscenza e non oro e tesori.
Il tutto è condito con scene di umorismo scadente e banale, atti di eroismo e azione alquanto inverosimili anche per uno Jedi e passaggi illogici da una situazione alla seguente.
Inoltre la fotografia e effetti speciali sono stranamente e sorprendentemente imperfetti: fondali che sembrano di cartone, scene in cui è evidentissimo l’uso del blue screen (poca uniformità grafica tra attori e sfondi), oggetti di scena da quattro soldi (uno su tutti il teschio di cristallo che sembra di plastica riempito di cellofan, troppo leggero in mano agli attori!).
Le musiche sono in gran parte riprese dall’ultimo episodio: la famosa melodia poi è ripetuta all’infinito anche in scene in cui non c’entrava nulla.
In conclusione: nonostante fosse uno dei film più attesi, sembra sia stato fatto in quattro e quattr’otto! Senza la minima attenzione per i dettagli e il tutto è soffocato dalla ricerca di creare scene d’azione inverosimili e esagerate.
Il film purtroppo rappresenta uno di quei casi in cui si vuole riproporre la magia e il sapore di un vecchio film ai giorni nostri solo per scopi commerciali e per cavalcare lo tsunami del successo del passato che ora si è ridotto solo ad una piccola onda in un oceano di film con tanti effetti speciali e poco spessore.
Faccio ricadere la colpa su George Lucas, che ha affiancato ancora una volta Steven Spielberg, il quale ha lasciato andare un po’ troppo la mano con la fantascienza e il paranormale, forse nostalgico dell’ormai esaurito Star Wars.
Già dai primi 15 minuti, avevo il sospetto di come andasse a finire il film e avevo intuito quale fosse il mistero che Indiana e il nuovo discepolo Mutt (interpretato da Shia LaBoeuf) tentavano tra enigmi, mappe e viaggi di risolvere. Dentro di me pensavo: no… non può essere come penso io! Sicuramente ci sarà un colpo di scena e tutto questo ora è forviante! E invece no! Delusione! Patetica poi la morale finale sul fatto che la vera ricchezza sia la conoscenza e non oro e tesori.
Il tutto è condito con scene di umorismo scadente e banale, atti di eroismo e azione alquanto inverosimili anche per uno Jedi e passaggi illogici da una situazione alla seguente.
Inoltre la fotografia e effetti speciali sono stranamente e sorprendentemente imperfetti: fondali che sembrano di cartone, scene in cui è evidentissimo l’uso del blue screen (poca uniformità grafica tra attori e sfondi), oggetti di scena da quattro soldi (uno su tutti il teschio di cristallo che sembra di plastica riempito di cellofan, troppo leggero in mano agli attori!).
Le musiche sono in gran parte riprese dall’ultimo episodio: la famosa melodia poi è ripetuta all’infinito anche in scene in cui non c’entrava nulla.
In conclusione: nonostante fosse uno dei film più attesi, sembra sia stato fatto in quattro e quattr’otto! Senza la minima attenzione per i dettagli e il tutto è soffocato dalla ricerca di creare scene d’azione inverosimili e esagerate.
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ROB
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