Into the Wild è la storia di un ragazzo che subito dopo la laurea decide di partire per un viaggio solitario lasciandosi alle spalle tutti i piaceri dell’uomo: affetti, amore, sesso, soldi, carriera e il proprio nome.
Il suo viaggio sarà un faticoso percorso fisico che attraversa i più bei paesaggi selvaggi americani, ma allo stesso tempo un cammino interiore nel profondo intimo della sua anima. Ad inseguirlo è il bisogno azzerare e estremizzare per capire il significato delle piccole cose racchiuso nel loro nome. Deve immergersi nel disumano e invivibile per comprendere di cosa l’uomo ha davvero bisogno per sentirsi tale: il condividere.
La fotografia spettacolare, la colonna sonora emozionante, la sceneggiatura profonda, densa e intensa (ricca di citazioni letterarie) e la struttura narrativa intrigante permettono alla durata (2 ore e mezza) del film di scorrere piacevole. Unica pecca è il pessimo doppiaggio che appiattisce (che novità!) la performance degli attori (qualcuno mi spieghi perché continuano ad usare sempre le solite voci); da apprezzare però è il tradurre i testi delle canzoni (con i sottotitoli) ricchi di significato, cosa troppo spesso tralasciata nel cinema straniero proposto qui da noi.
Per concludere il film è assolutamente da vedere, in quanto maestoso ma allo stesso tempo intimo, filosofico e al contempo reale e quotidiano.
Citazioni :
- La felicità è reale solo quando condivisa
- Nella vita quello che conta non è essere forti ma sentirsi forti e se vuoi qualcosa veramente datti da fare e prendila
- La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza
6 commenti:
Ciao!
Anche io ieri sono andato al cinema. "Into the wild" lo avevo visto la settimana scorsa, mentre ieri ho visto l'ultimo di Woody Allen. Non mi ha entusiasmato ma nemmeno mi ha deluso (avevo letto delle recensioni piuttosto negative): da fan di Allen ho riconosciuto stilemi tipici e tematiche ricorrenti nei suoi thriller morali come "Crimini&Misfatti" o "Match Point" (il testo non era infarcito di battute perchè non si trattava di una commedia o di una farsa che intrecciava humour e tragedia) e forse per questo ho interpretato l'opera come un semplice esercizio di stile o una variazione sul tema cinismo contro morale, delitto e castigo ecc. Certo il tutto a lungo andare risulta ripetitivo e forzato.
Quanto a "Into the wild" il mio giudizio è assolutamente positivo: la storia era affascinante, la fotografia perfetta, il cast molto buono, le musiche superlative e gli spunti di riflessione erano in ogni piccolo dettaglio della pellicola. Unico neo l'adattamento dei dialoghi in italiano. Come al solito i film in lingua originale hanno delle sfumature e un sottotesto che la traduzione e il doppiaggio fanno perdere (ad esempio c'erano delle battute che in italiano non si coglievano -vedi la sequenza in cui il protagonista dialoga con una mela e le dice "you are the apple of my eyes", frase tradotta con un assurdo "sei la luce-mela dei miei occhi").
Scusa per il post kilometrico ma adoro il cinema e tendo a diventare logorroico quando si parla di film.
Puoi scrivere quanto vuoi figurati. A me come ho scritto in un post Sogni e delitti non è piaciuto molto ma nnon è nemmeno dispiaciuto. Diciamo che mi aspettavo di meglio. Per Into the wild mi trovi d'accordissimo su titto. Molto bella anche la colonna sonora nn credi?
Sì sì, bella la colonna sonora (molto bravo Eddie Vedder). Tra l'altro il film mi ha fatto venire voglia di leggere 'Felicità familiare' di Tolstoj (uno dei libri che il protagonista porta con se' sul magic bus); mi ha colpito un passo bellissimo sul concetto di felicità.
Ma tu, se posso, studi nell'area della comunicazione o delle organizzazioni internazionali (per capirci ambito umanistico-semiotico o politico-diplomatico)?
Il mio corso di laurea è in "comunicazione nelle imprese e nelle organizzazioni intrnazionali". E' un corso di laurea specialistica della classe di laurea di lingue straniere per la comunicazione. Studio due lingue e poi ho esami di diritto ed economia.
Ah però, ottima combinazione! E' fondamentale unire alla semplice conoscenza linguistica anche delle competenze specifiche maggiormente spendibili nel mondo reale, te lo assicuro.
Certo che questa riforma universitaria ne ha creato di ibridi eh!(Io sono un fossile del vecchio sistema)
Eh si infatti una volta laureato nel triennio ho cercato qlc che che unisse allo studio delle lingue studi economico/giuridici per avere una volta laureato un titolo piu sendibile sul mercato..boh vedremo come andra, per ora ci sono ancora un po di esami da fare...
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